News da Chitima - Prove di ripartenza
10.09.2021
Le notizie che giungono da Chitima riguardo alla pandemia di COVID riferiscono di una situazione in positiva evoluzione, almeno, per le ragazzine del Viveiro, pur nel rispetto delle rigide direttive, tuttora valide, date dal governo mozambicano e comunicate dal presidente Nyusi il 26 aprile: mascherine anche all’aperto, coprifuoco dalle 21.00 alle 04.00, rientro contingentato nelle classi. Malgrado a Chitima, come in molte altri parti del Paese, la vaccinazione non sia ancora iniziata e ci sia stato un aumento di decessi fra la popolazione più fragile (spesso per malattie endemiche), a parte qualche contagio senza sintomi e senza conseguenze, nessuna delle 17 giovani attualmente presenti al Centro è stata colpita. Conseguenze, invece, ci sono state per Dona Lúcia, alla quale, dopo vari test rapidi in cui risultava negativa, all’ospedale di Tete è stato diagnosticato il COVID. Dopo oltre un mese di malattia sta finalmente recuperando le forze e riprendendo le sue molteplici attività. Lo si vede dalla foto in cui è ritratta con la figlia Paulinha e il Signor Tomé!
Tra le precauzioni adottate per evitare il contagio fra le ragazzine: lezioni all’aperto e ripetizioni e lezioni presso lo stesso Centro; di recente hanno avuto, dietro loro stessa richiesta, lezioni specifiche sulla salute della donna impartite dalla Doutora Paulinha, figlia di Dona Lúcia e del Signor Tomé, laureatasi in medicina due settimane fa e che ha trascorso qualche giorno al Viveiro.
Tra quelle che sono state le prime allieve della neo-doutora mancavano AnaRita, Minosca e Marta che hanno concluso il ciclo di studi secondari ed hanno lasciato il Viveiro. Le prime due sono a Tete, dove continuano ad essere seguite da Dona Lúcia e sostenute dall’Associazione nei loro studi di pedagogia e contabilità.
Tutto bene anche per il personale della piccola azienda agricola del Viveiro che ha permesso al Centro di avere autonomia alimentare in questi difficili mesi: 14 persone fra autista, guardie, meccanico, contadini e pastori, oltre alla indispensabile signora Acacia.
Al Centro non è mancata l’assistenza spirituale grazie alla abituale vicinanza dei Missionari Comboniani della parrocchia, retta da un nuovo parroco, P. Juan, appena arrivato e già amico del Viveiro, e delle Suore del Calvario. C’è da registrare, inoltre, la vicinanza del nuovo Vescovo, Mons. Diamantino Guapo Antunes che, il 5 settembre, ha celebrato nella Cappella Mater Dei, una Messa animata, come sempre con grande maestria, dalle ospiti del Centro.
L'azione contro le mine antiuomo
dalla redazione di Roma, 04.04.2021
In occasione della Giornata Internazionale per la sensibilizzazione sulle mine e l’azione contro le mine vi presentiamo un'intervista a Giacomo Viola che ha avuto una lunga esperienza come volontario in Mozambico, principalmente all’epoca in cui collaborava attivamente con la Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo. Giacomo è un amico del Viveiro che ha visitato nel 2016; per questo e per il fatto che le mine antiuomo hanno costituito per molti anni un problema gravissimo per il Mozambico, in specie per i loro bambini, problema non del tutto superato, ci è sembrato interessante rivolgergli alcune domande.
GIACOMO, HAI AVUTO VARIE ESPERIENZE IN MOZAMBICO, IN QUALI ANNI?
La mia prima volta in Mozambico è stata nel 1997 ed è stato subito amore. Motivo per cui ho avuto, nel corso degli anni, molte possibilità per tornarci. Da allora fino al 2005 ci sono tornato almeno 2 volte ogni anno, poi il ritmo si è un po' allentato ma dal 2005 ad oggi ci sono tornato almeno un’altra decina di volte.
PER QUALE MOTIVO?
La prima volta è stata per partecipare ad una Conferenza Internazionale preparatoria del Trattato per il bando delle mine antiuomo, firmato il 3 dicembre dello stesso anno ad Ottawa da 133 Stati; in questo contesto sono seguite altre partecipazioni ad eventi connessi nel corso degli anni. Ma un altro motivo è stata la presenza di una suora missionaria originaria del mio paese. A seguito di diverse richieste di aiuto indirizzate alla Caritas di Cremona ( il mio paese fa parte della diocesi di Cremona ), l’allora direttore mi invitò, con mio grande dispiacere, a sacrificarmi effettuando un sopralluogo nella missione di Changara ( Distretto di Tete ), dove allora Suor Luigia prestava il suo servizio. Dopo quel viaggio si decise di avviare una serie di progetti, in collaborazione anche con la Caritas di Bergamo, che andarono avanti per diversi anni, non solo a Changara ma in altri villaggi del Paese.
COS’È LA CAMPAGNA ANTIMINE?
La Campagna Italiana per la Messa al Bando delle Mine viene lanciata ufficialmente il 1 dicembre 1993 con una conferenza internazionale promossa da Mani Tese, Pax Christi, Greenpeace, Oscar-Ires Toscana, Servizio Civile Internazionale, Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, Gruppo Verdi al Senato, Archivio Disarmo con l’obiettivo primario di denunciare il ruolo italiano e sensibilizzare l’opinione pubblica del nostro paese sulla crisi umanitaria provocata nel mondo da questi ordigni, dei quali mai si era parlato sulla stampa, o nel dibattito politico. L’intento era quello di avviare il dibattito su questo tema, ed iniziare un’azione di lobby su parlamento e governo. Il nostro Paese era, infatti, tra i maggiori produttori di mine a livello mondiale con solo tre aziende presenti sul territorio nazionale. In poco tempo la Campagna cresce di numero, le associazioni, i gruppi locali si mobilitano con numerose iniziative e molti enti locali aderiscono alla petizione per la messa al bando delle mine. Vengono organizzate giornate e/o settimane di mobilitazioni nazionali e, finalmente, poco prima della apertura della Conferenza Internazionale di Ottawa a dicembre 1997, l’Italia approva la legge per la messa al bando delle mine antiuomo. Nonostante, fortunatamente, il nostro paese non produca più questi micidiali ordigni, Il lavoro della Campagna continua con l’azione di monitoraggio sull’attuazione degli impegni presi dal nostro paese sia con la normativa nazionale che nelle sedi internazionali.
PARLACI DELLE MINE ANTIUOMO
Le mine antiuomo, inventate e sviluppate durante le due guerre mondiali, erano all'inizio destinate a proteggere temporaneamente installazioni e obiettivi strategici, successivamente per impedire l’accesso in determinate zone o i confini nazionali. Le mine antiuomo, che sono state definite un’arma di distruzione di massa ad azione lenta, causano soprattutto vittime civili, in gran parte bambini, e continuano a danneggiare la popolazione locale anche molto tempo dopo la fine di un conflitto. La rimozione delle mine è un'attività pericolosa, costosa e richiede tempi molto lunghi, e un terreno minato può risultare non percorribile e quindi non coltivabile o in generale non utilizzabile per decenni, specialmente nei paesi poveri che non hanno i mezzi per portare a termine lo sminamento. Oggi la maggior parte delle nazioni del mondo ha ufficialmente acconsentito a mettere al bando le mine antiuomo aderendo alla Convenzione di Ottawa.
PERCHÉ MOLTI BAMBINI SONO VITTIME DELLE MINE?
Le chiamano in tanti modi, “mine farfalla” o “mine giocattolo”, in Afghanistan “pappagalli verdi”. Decine di migliaia di bambini sono stati e continuano ad essere mutilati da queste mine che sembrano giocattoli e che nessun adulto raccoglierebbe mai. Gettate dagli elicotteri proprio per colpire ignari bambini perché un morto lo si piange ma non costa, mentre un bambino invalido mette in ginocchio il morale e l’economia di una famiglia, specialmente nel Terzo Mondo.
PERCHÉ IN MOZAMBICO CE N’ERANO TANTE?
Le mine vennero disposte e armate durante la lunga lotta per l’indipendenza dal Portogallo e seguita dalla guerra civile terminata nel 1992. Molti ordigni, infatti, vennero disseminati anche durante gli anni 1990 e si sono contate più di 10mila vittime, soprattutto bambini e donne che lavoravano nei campi, oltre a migliaia di mutilati. Nel 2005, l’Istituto Nazionale dello Sminamento, stimava la presenza, nel Paese, di ancora 554 siti minati, in particolare nel sud ma anche nelle zone centrali. Nessuno poteva dire con precisione quante fossero le mine sotterrate durante la guerra civile né dove fossero state collocate; nel 1992 alla fine del conflitto né la Frelimo né la Renamo seppero indicare quantità e luoghi precisi. Dal 2000, tra mine antiuomo, anticarro e ordigni esplosivi, ne sono state eliminate oltre 214.000. Un’operazione durata più di 20 anni, con il contributo di vari organismi internazionali quali UNMAS, Handicap International, Halo Trust e molte altre realtà. Nel settembre del 2015 il Governo Mozambicano dichiara il Paese ufficialmente libero dalle mine, nonostante le Nazioni Unite parlino di circa 2 milioni di mine disseminate nel Paese, quindi ne mancherebbero molte all’appello rispetto a quelle trovate.
QUAL'È LA CONNESSIONE CON LE NOSTRE RAGAZZE DI CHITIMA?
In considerazione del fatto, ribadito anche dall’Onu, che nel Paese potrebbero essere disseminate ancora mine antiuomo ed ordigni inesplosi, e provenendo le ragazze di Chitima da zone del centro/nord del Mozambico, realtà impattate da questi ordigni, sarebbe buona cosa tenere sempre alta l’attenzione su questo tema molto delicato, magari in concomitanza del “mine awareness day” che ricade ogni anno il 4 di aprile.
Domenica delle palme a Chitima
Chitima 28.03.2021
Ecco qui alcune delle ragazze del Centro, appena uscite dalla celebrazione della Messa nella Domenica delle Palme, che distribuiscono a 360 gradi la gioia e il clima festoso di questa giornata.
Qui nel video le vedete attraversare, chi più baldanzosa che meno, il Rio Sanague che scorre ai margini del terreno di O Viveiro. Si dirigono verso Chitima per raggiungere cantando le amiche e la comunità Sono accompagnate da padre Italo, un padre comboniano amico del Centro, che non si fa intimidire dall'attraversamento.
Tutto questo anche per rassicuravi che tutti a O Viveiro stanno bene anche se il clima in Mozambico, in questo periodo, è più teso e drammatico che in altri momenti. Avrete certamente letto le notizie terribili provenienti da Capo Delgado, che dista dal nostro Centro quasi 1500 kilometri.
News da Chitima
01.03. 2021
Tutto va avanti nel migliore dei modi possibili. Certo siamo preoccupati per la situazione sanitaria che affligge ormai l’intero globo così come le bambine, le ragazze e il personale del Viveiro, ma siamo molto rassicurati dalle notizie che dona Lúcia ci ha inviato sugli studi delle nostre ospiti. Pur nelle difficoltà e con i limiti imposti dalla pandemia, la scuola continua ad essere aperta e il Centro offre sostegno allo studio delle ragazze con qualche lezione in più. Le più grandi, inoltre, hanno intrapreso gli studi superiori mostrando impegno e determinazione nelle loro scelte. Questo è un risultato di grande soddisfazione per il quale siamo grati all’occhio vigile e attento di dona Lúcia e all’interazione costante del Viveiro con tutti quelli che hanno a cuore il futuro delle ragazze.
Dona Lúcia ci scrive:
Al momento al centro ci sono nove ragazze: hanno tutte fatto il tampone e stanno bene. Per adesso vanno a scuola a turni in attesa che la situazione si normalizzi. Ricevono inoltre lezioni extra di portoghese e francese con l’aiuto dei professori Zacarias e Ibraimo. Le altre ragazze sono ancora presso le famiglie di origine ma dovrebbero rientrare a giorni.
Delle tre ragazze che stanno facendo i corsi di specializzazione, Marcia e Teresa sono vicine – con ottimi risultati - alla conclusione e prossime a ricevere il relativo Certificato. La terza ragazza, Claudia, frequenta il secondo anno: è stata rimandata in alcune materie del primo anno quindi va avanti con un po' più di difficoltà. Per quanto riguarda Claudia e Marcia mi auguro che una volta concluso il loro corso di specializzazione, rispettivamente in nutrizione e amministrazione, possano tornare al centro e lavorare per un periodo qui da noi. Delle altre ragazze presenti, Ana Rita è stata iscritta oggi all’Instituto per la Formazione dei Maestri, a livello universitario, Minosca all’Istituto per il Commercio e Marta alla Costruzione. Ana Rita quindi frequenterà l’Università, le altre due Corsi di Specializzazione. Dovranno studiare seriamente per superare gli esami il prossimo 17 Marzo.
Per quanto riguarda la nostra attività agricola, in particolare la coltivazione del mais, abbiamo dovuto far fronte al problema provocato dalle lucertole “funileiras”: a causa loro il raccolto è andato perduto. Abbiamo comunque coltivato pomodori, patate e cipolle e li consumiamo regolarmente. Per adesso si è interrotta l’attività di vendita attraverso il nostro banchetto, aperto al pubblico, ma speriamo di riattivarlo a breve.
Per il mulino stiamo cercando di riparare l’apparecchio che si era guastato. Ha dato le dimissioni e chiesto di andare in pensione il Sig.Isaac, da sempre vicino al Centro. A causa di problemi reumatici non se la sente di continuare a lavorare. Vederlo partire è dispiaciuto molto a tutti.
Stiamo costruendo con blocchi di cemento un nuovo recinto per i capretti perché trovare del legno è diventato difficile: la deforestazione e lo sfuttamento dei legnami pregiati ha reso ormai questo materiale raro e troppo costoso. In seguito, poco a poco, vorremmo costruire un ufficio, anche piccolo, perché è veramente necessario.
Purtroppo mi è tornata la malaria e non è stato facile assistere a Tomè e seguire tutti gli altri e allo stesso tempo curarmi! Per fortuna da due giorni mi sento meglio e Tomè ha cominciato a fare i primi passi da solo, grazie al Cielo. È stata una lenta e difficile ripresa…
Ti mando la foto di una bella giornata in cui abbiamo festeggiato il compleanno di Mayara: ci sono i nostri amici comboniani e le suore del Calvario. Le ragazze erano proprio contente.
A causa del Covid la situazione in Mozambico è ancora sempre molto delicata e il presidente della Repubblica ha annunciato una serie di restrizioni e provvedimenti cautelari per evitare contagi.
Un saluto e un ringraziamento a voi tutti.
Anche da noi, a Chitima
notizie da Chitima 25.01.2021
Qualche settimana fa sono arrivati i tamponi anche da noi, nel nostro bel centro di Chitima. Qui vedete Isabel sottoposta ad un tampone, come lo sono state tutte le altre ospiti, grandi e piccole, inclusa dona Lucia e dona Acàcia.
É successo che M., che andava a scuola per fare gli esami, sottoposta al tampone è risultata positiva. Inevitabilmene sono rapidamente state testate anche tutte le sue compagne, in questo momento per fortuna solo 8, che avrebbero potuto essere state contagiate. Nessuno però sta male, ha sintomi o accusa dolori. Proprio oggi abbiamo ricevuto notizie rassicuranti da dona Lucia sulla buona salute generale delle nostre ospiti: il medico ha appena autorizzato il ritorno a scuola di tutte quante.
Gli operatori che sono venuti al Centro per fare i tamponi hanno detto che la maggior parte delle persone sono asintomatiche ma che il virus si sta diffondendo rapidamente.
Infatti, purtroppo, la pandemia Covid-19 in Mozambico ha evidenziato un brusco peggioramento tanto da portare il paese, nelle analisi governative, da uno “stato di emergenza” allo “stato di calamità”. I dati*, sia in termini di contagi, sia di decessi, dopo essere rimasti piuttosto contenuti nel corso del 2020 (con incrementi giornalieri dei primi solo occasionalmente superiori alle 100 unità e di uno o due morti), rilevano dall’inizio del 2021 una aggressività del virus nettamente più accentuata, riproponendo una evoluzione analoga a quella già riscontrata in molti altri paesi. Nei primi 25 giorni di gennaio il numero dei contagiati è aumentato del 75% (superando le 32,5 mila unità su una popolazione pari a circa 30 milioni) e i morti sono addirittura quasi raddoppiati. La diffusione della pandemia è prevalentemente circoscritta nel nord-est del paese (regione di Capo Delgado) e dell’estremo sud (regione di Maputo), dove la città di Maputo si conferma l’epicentro dell’epidemia.
Per cercare di contenerne la crescita il governo il 15 gennaio scorso ha adottato, per almeno 21 giorni, una serie di nuove misure più restrittive che includono la regolamentazione degli orari di apertura di ristoranti, mercati, piscine e, più in generale, dei diversi punti di maggiore aggregazione.
I provvedimenti sembrano aver prodotto l’auspicato rallentamento nell’ultima settimana del mese, generando un cauto ottimismo. Nella provincia di Tete, in particolare, non ci sarebbero stati né nuovi contagiati, né ulteriori decessi.
* https://statistichecoronavirus.it/coronavirus-mozambico/