L'azione contro le mine antiuomo
dalla redazione di Roma, 04.04.2021
In occasione della Giornata Internazionale per la sensibilizzazione sulle mine e l’azione contro le mine vi presentiamo un'intervista a Giacomo Viola che ha avuto una lunga esperienza come volontario in Mozambico, principalmente all’epoca in cui collaborava attivamente con la Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo. Giacomo è un amico del Viveiro che ha visitato nel 2016; per questo e per il fatto che le mine antiuomo hanno costituito per molti anni un problema gravissimo per il Mozambico, in specie per i loro bambini, problema non del tutto superato, ci è sembrato interessante rivolgergli alcune domande.
GIACOMO, HAI AVUTO VARIE ESPERIENZE IN MOZAMBICO, IN QUALI ANNI?
La mia prima volta in Mozambico è stata nel 1997 ed è stato subito amore. Motivo per cui ho avuto, nel corso degli anni, molte possibilità per tornarci. Da allora fino al 2005 ci sono tornato almeno 2 volte ogni anno, poi il ritmo si è un po' allentato ma dal 2005 ad oggi ci sono tornato almeno un’altra decina di volte.
PER QUALE MOTIVO?
La prima volta è stata per partecipare ad una Conferenza Internazionale preparatoria del Trattato per il bando delle mine antiuomo, firmato il 3 dicembre dello stesso anno ad Ottawa da 133 Stati; in questo contesto sono seguite altre partecipazioni ad eventi connessi nel corso degli anni. Ma un altro motivo è stata la presenza di una suora missionaria originaria del mio paese. A seguito di diverse richieste di aiuto indirizzate alla Caritas di Cremona ( il mio paese fa parte della diocesi di Cremona ), l’allora direttore mi invitò, con mio grande dispiacere, a sacrificarmi effettuando un sopralluogo nella missione di Changara ( Distretto di Tete ), dove allora Suor Luigia prestava il suo servizio. Dopo quel viaggio si decise di avviare una serie di progetti, in collaborazione anche con la Caritas di Bergamo, che andarono avanti per diversi anni, non solo a Changara ma in altri villaggi del Paese.
COS’È LA CAMPAGNA ANTIMINE?
La Campagna Italiana per la Messa al Bando delle Mine viene lanciata ufficialmente il 1 dicembre 1993 con una conferenza internazionale promossa da Mani Tese, Pax Christi, Greenpeace, Oscar-Ires Toscana, Servizio Civile Internazionale, Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, Gruppo Verdi al Senato, Archivio Disarmo con l’obiettivo primario di denunciare il ruolo italiano e sensibilizzare l’opinione pubblica del nostro paese sulla crisi umanitaria provocata nel mondo da questi ordigni, dei quali mai si era parlato sulla stampa, o nel dibattito politico. L’intento era quello di avviare il dibattito su questo tema, ed iniziare un’azione di lobby su parlamento e governo. Il nostro Paese era, infatti, tra i maggiori produttori di mine a livello mondiale con solo tre aziende presenti sul territorio nazionale. In poco tempo la Campagna cresce di numero, le associazioni, i gruppi locali si mobilitano con numerose iniziative e molti enti locali aderiscono alla petizione per la messa al bando delle mine. Vengono organizzate giornate e/o settimane di mobilitazioni nazionali e, finalmente, poco prima della apertura della Conferenza Internazionale di Ottawa a dicembre 1997, l’Italia approva la legge per la messa al bando delle mine antiuomo. Nonostante, fortunatamente, il nostro paese non produca più questi micidiali ordigni, Il lavoro della Campagna continua con l’azione di monitoraggio sull’attuazione degli impegni presi dal nostro paese sia con la normativa nazionale che nelle sedi internazionali.
PARLACI DELLE MINE ANTIUOMO
Le mine antiuomo, inventate e sviluppate durante le due guerre mondiali, erano all'inizio destinate a proteggere temporaneamente installazioni e obiettivi strategici, successivamente per impedire l’accesso in determinate zone o i confini nazionali. Le mine antiuomo, che sono state definite un’arma di distruzione di massa ad azione lenta, causano soprattutto vittime civili, in gran parte bambini, e continuano a danneggiare la popolazione locale anche molto tempo dopo la fine di un conflitto. La rimozione delle mine è un'attività pericolosa, costosa e richiede tempi molto lunghi, e un terreno minato può risultare non percorribile e quindi non coltivabile o in generale non utilizzabile per decenni, specialmente nei paesi poveri che non hanno i mezzi per portare a termine lo sminamento. Oggi la maggior parte delle nazioni del mondo ha ufficialmente acconsentito a mettere al bando le mine antiuomo aderendo alla Convenzione di Ottawa.
PERCHÉ MOLTI BAMBINI SONO VITTIME DELLE MINE?
Le chiamano in tanti modi, “mine farfalla” o “mine giocattolo”, in Afghanistan “pappagalli verdi”. Decine di migliaia di bambini sono stati e continuano ad essere mutilati da queste mine che sembrano giocattoli e che nessun adulto raccoglierebbe mai. Gettate dagli elicotteri proprio per colpire ignari bambini perché un morto lo si piange ma non costa, mentre un bambino invalido mette in ginocchio il morale e l’economia di una famiglia, specialmente nel Terzo Mondo.
PERCHÉ IN MOZAMBICO CE N’ERANO TANTE?
Le mine vennero disposte e armate durante la lunga lotta per l’indipendenza dal Portogallo e seguita dalla guerra civile terminata nel 1992. Molti ordigni, infatti, vennero disseminati anche durante gli anni 1990 e si sono contate più di 10mila vittime, soprattutto bambini e donne che lavoravano nei campi, oltre a migliaia di mutilati. Nel 2005, l’Istituto Nazionale dello Sminamento, stimava la presenza, nel Paese, di ancora 554 siti minati, in particolare nel sud ma anche nelle zone centrali. Nessuno poteva dire con precisione quante fossero le mine sotterrate durante la guerra civile né dove fossero state collocate; nel 1992 alla fine del conflitto né la Frelimo né la Renamo seppero indicare quantità e luoghi precisi. Dal 2000, tra mine antiuomo, anticarro e ordigni esplosivi, ne sono state eliminate oltre 214.000. Un’operazione durata più di 20 anni, con il contributo di vari organismi internazionali quali UNMAS, Handicap International, Halo Trust e molte altre realtà. Nel settembre del 2015 il Governo Mozambicano dichiara il Paese ufficialmente libero dalle mine, nonostante le Nazioni Unite parlino di circa 2 milioni di mine disseminate nel Paese, quindi ne mancherebbero molte all’appello rispetto a quelle trovate.
QUAL'È LA CONNESSIONE CON LE NOSTRE RAGAZZE DI CHITIMA?
In considerazione del fatto, ribadito anche dall’Onu, che nel Paese potrebbero essere disseminate ancora mine antiuomo ed ordigni inesplosi, e provenendo le ragazze di Chitima da zone del centro/nord del Mozambico, realtà impattate da questi ordigni, sarebbe buona cosa tenere sempre alta l’attenzione su questo tema molto delicato, magari in concomitanza del “mine awareness day” che ricade ogni anno il 4 di aprile.